TRINKH MET MIAR
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IL DISCO
L’album Trinkh Met Miar abbraccia stili e lingue diverse che convergono in un’unica armonia: i testi spaziano dall’antica lingua Cimbra dei Sette Comuni a quella italiana fino ad arrivare a quella inglese, su uno sfondo musicale che affonda le sue radici nella musica folk popolare di ieri e di oggi spaziando fino ai ritmi tipici dell’heavy metal. Un mix che ha come obiettivo quello di abbattere le barriere territoriali e unire la piccola realtà dell’altopiano vicentino a quella internazionale. I brani orbitano attorno alle profonde radici che li legano alla loro terra poiché, come hanno dichiarato, “siamo gli unici ad aver vissuto immersi davvero in questo contesto culturale”. La loro voce assume di volta in volta sfumature diverse con risultati estremamente d’impatto: ora racconta di una serata di festa e di bevute in compagnia, ora della terribile condizione dei soldati nelle trincee altopianesi nel primo conflitto mondiale; alcune tracce sono brani tradizionali cimbri ri-musicati da loro, tra cui Liid dar Tzimbarn, Inno dei Cimbri, altre, inedite, non dimenticano di trattare tematiche introspettive, esistenziali o di onorare le donne cimbre, tra folklore e realtà. Trinkh Met Miar è un viaggio in una terra vicina dalle radici lontane, con taverne, balli e amori raccontati da mille voci e strumenti che danno vita a ballate folk potenziate dalla trascinante influenza del genere metal.
LA STORIA DEI BALT HÜTTAR
Dall’antica cultura dei Cimbri, popolo germanico-scandinavo dell’età del ferro, nasce il progetto dei Balt Hüttar, band Folk Metal dell’Altopiano di Asiago (Vicenza). Lo stretto legame tra il gruppo vicentino e la cultura cimbra è evidente già a partire dal nome – che tradotto significa Guardiani del Bosco – e diventa ancora più pregnante quando ci si sofferma sul sound e sulle tematiche del loro intero lavoro. La band prende vita nel settembre 2011 da un’idea del polistrumentista Mattia Pivotto (voce, chitarra, bouzouki irlandese, tin e low whistle, bodhran, cornamusa) a cui si uniscono i musicisti Jonathan Pablo Berretta (voce e tin whistle), Ilaria Vellar (voce, organetto e fisarmonica), Federico Rebeschini Sambugaro (batteria) e Nicola Pavan (basso).
Influenzati principalmente dalla musica popolare germanica, scandinava, come quella dei Faun, e celtica – Dropkick Murphys e Fiddler’s Green – i Balt Hüttar si ispirano alle storiche band Folk Metal del panorama italiano, come i Furor Gallico, e nordeuropeo, tra cui i Korpiklaani in primis e poi gli Eluveitie, i Cruachan e gli Ensiferum. Nei mesi che precedono e seguono il primo EP autoprodotto del 2014, Tzimbar Tantze (Danza Cimbra), la band porta la propria musica sui palchi più importanti del nord Italia in molteplici esibizioni. Tra queste vanno senza dubbio ricordate le partecipazioni ai celebri eventi folk come il Venigallia, il Brintaal Celtic Folk, il Rhino Sound Fest – nel corso del quale la band apre il concerto degli Arcana Opera, il Ferrock Festival – dove i Balt Hüttar fanno da opening band ai Lou Dalfin, il MEI di Faenza e l’apertura del concerto dei Folkstone nella serata del primo gennaio del 2016. Tra tutti, l’evento live che ha consacrato i Balt Hüttar fra le più promettenti band folk metal italiane è sicuramente il Vicenza Rock Contest nel 2015, evento che li ha visti vincere il primo posto assoluto, su un totale di sessantotto band, sia come Miglior band vicentina sia come Miglior band metal.
I primi premi ottenuti nel corso del festival garantiscono alla band diverse ore in studio di registrazione: questo li sprona a comporre e a dare origine al loro primo album ufficiale Trinkh Met Miar, (Bevi Con Me), pubblicato nel marzo del 2018 per la label bolognese Areasonica Records. Il disco, composto da nove inediti più quattro brani tratti dal primo EP Tzimbar Tantze, è un invito a far festa e a bere insieme, come dice il nome, lasciandosi trasportare dal tipico spirito goliardico di una taverna cimbra d’altri tempi. Il primo singolo estratto è Another Drinking Song, racconto una serata di bevute al fianco di un insolito personaggio particolarmente avvezzo ad alzare il gomito.